Analisi sul fascismo ne sono state fatte molte, la maggior parte di queste si concentrano su aspetti ideologici che indubbiamente sono stati rilevanti, sul significato di dittatura non militare contrapposta alla democrazia parlamentare che si è storicamente determinata, persino sullo sviluppo delle scienze occulte che (in particolare nel nazismo) è innegabile, ma pochi si sono chiesti come si sia inserito nel rapporto struttura/sovrastruttura e dove posasse le sue basi di massa e in generale il suo consenso.
Ora, che il fascismo si sta sviluppando per tornare ad essere una possibilità concreta, che figure più o meno istituzionali italiane ed europee ne cantano sia pur parzialmente le lodi, è necessario affrontare più accuratamente questo problema perché, per riuscire a combattere un fenomeno, è necessario conoscere profondamente i suoi meccanismi.
Un approccio che porta un po' tutti fuori strada è quello di considerare il fascismo il male assoluto e pensare che la sua chiave feroce, genocida e sterminatrice si sovrapponga e cancelli tutti gli altri aspetti che poi sono quelli che l'hanno costruito e tenuto in piedi. La furia sterminatrice per quanto orribile e inumana rappresenta un aspetto del nazifascismo e neppure il più importante per quanto esecrabile sia, altrimenti dovremmo pensare che le popolazioni di Italia e Germania, nonché parte delle popolazioni di Francia, Ucraina, Croazia (per fare esempi arcinoti) siano state partecipi di questi regimi solo per terrore e che per terrore le classi borghesi abbiano partecipato alla direzione e gestione di questi Stati arricchendosi.
L'approccio corretto è quello di esaminare scientificamente il fascismo come una delle possibili forme di governo all'interno della dittatura di classe della borghesia, una forma di governo che si fonda su aspetti strutturali e sovrastrutturali che la caratterizzano all'interno del più generale scontro tra borghesia e proletariato.
Non si può capire e concepire il fascismo al di fuori di una cognizione materialista storica, ovvero se non si comprende lo scontro politico borghesia-proletariato come espressione sovrastrutturale del conflitto strutturale determinatosi tra forze produttive e rapporti di produzione giunti alla fase superiore del capitalismo, cioè l'imperialismo. In altre parole da questo scontro e dai rapporti di forza che ne conseguono si determinano i reali rapporti politici che sono sempre concreti e quindi non relazionati ad un ideale: “la democrazia rappresentativa come forma di governo ideale per la borghesia”, ma alla forma di governo che permette di superare la fase della congiuntura in esame. Quindi per la borghesia si possono determinare forme di governo diverse dalla democrazia rappresentativa purché siano efficaci nella fase concreta.
Marx aveva teorizzato questo movimento reale e quindi ne era profondo conoscitore, per questo motivo si oppose al lancio dell'insurrezione a Parigi perché sapeva già che non poteva vincere ma, per gli stessi motivi, una volta lanciata la Comune di Parigi sostenne con fermezza che andava condotta fino in fondo e che chiunque avesse fatto un passo indietro andava considerato un traditore e fucilato sul posto. Infatti proprio la ferma volontà di portarla avanti fino in fondo ha mostrato alla borghesia che la rivoluzione era alle porte e questo, oltre a scatenare la sua ferocia che si è concretizzata nella strage dei comunardi, ha allertato i suoi intellettuali sul fatto che le idee marxiste non potevano essere sottovalutate e si doveva fare i conti con esse. Del resto, fin dai tempi di Marx la borghesia si era posta il problema di trovare un'alternativa al liberalismo quando la spinta della classe operaia diveniva troppo potente per opporvisi frontalmente o senza concedere nulla alle loro richieste ossia un minimo di concezione sociale che è aliena a quella liberale che al massimo concepisce le “opere di carità” rigorosamente intraprese dai privati. Secondo lo storico Zeev Sternhell il protofascimo nasce in Francia tra il 1880 e il 1890 da intellettuali e artisti come Drumont, Péguy, Barrès e Maurras che rigettarono l'individualismo razionalista della società liberale. Questi intellettuali assorbirono e quindi sintetizzarono il socialismo e il nazionalismo e così crearono una nuova ideologia, "un socialismo senza il proletariato". Questa ideologia Sternhell descrive come "una sintesi di nazionalismo organico e socialismo anti-marxista, un'ideologia rivoluzionaria basata su un rifiuto simultaneo del liberalismo, del marxismo e della democrazia". Non sappiamo se, quanto e come queste idee circolarono in Europa, quello che è certo che alle 9.45 del 7 Novembre 1917 la Russia feudale fu svegliata dal colpo di cannone dell’incrociatore russo Aurora che segnava l’inizio dell’attacco al Palazzo d’Inverno e della rivoluzione socialista. Gli echi del cannone dell’Aurora risuonarono in tutti i paesi industrializzati e delle insurrezioni socialiste si ebbero in Germania (rivolta spartachista e Repubblica sovietica bavarese), in Italia (Biennio Rosso), in Ungheria (dove nacque la Repubblica Sovietica), in Olanda (Settimana Rossa), nel Regno Unito (sciopero generale) e persino negli USA, dove lo sciopero generale di Seattle si estese presto nel resto del paese mischiandosi alla rivolta contro la segregazione razziale. La borghesia europea reagì finanziando in tutti i modi la controrivoluzione garantendo, con fondi illimitati, la persistenza della guerra civile nell'erigenda URSS per numerosi anni. Ma alla fine questa controrivoluzione fallì rendendo palese a tutti che un popolo lanciato alla conquista di una società socialista non si ferma con le bombe.
CREAZIONE DEL FASCISMO
Se glitellettuali francesi avevano visto giusto ma, o non erano stati capaci o le condizioni non erano adeguate, per concretizzarlo, a questo punto si erano determinate le condizioni storiche perché ci fosse qualcuno capace di mettere in pratica concretamente un ”socialismo senza proletariato”. E' ovvio che per far ciò era necessaria una persona che avesse buona cognizione di marxismo e socialismo ed in Italia c'era qualcuno all'altezza di questo compito: Benito Mussolini. Mussolini comincia la sua carriera politica con l'iscrizione al Partito Socialista Italiano (PSI). Poco tempo dopo incappa in una vera avventura. Allo scopo di sottrarsi al servizio militare, infatti, fugge in Svizzera, dove conosce importanti esponenti rivoluzionari, rimanendo fra l'altro affascinato dalle idee di stampo marxista. Rientrato in Italia nel 1904 dopo essere stato espulso dai cantoni per ripetuto ed esasperato attivismo antimilitarista e anticlericale, scampa la pena prevista per la renitenza alla leva grazie ad un errore burocratico, per compiere quindi il servizio militare nel reggimento di bersaglieri di stanza a Verona. Per un breve periodo trova anche il tempo per insegnare presso Tolmezzo ed Oneglia (1908), dove tra l'altro collabora attivamente al periodico socialista "La lima"; dopodiché, torna a Dovia. L'attività politica però continua incessante. Fra l'altro, viene imprigionato per dodici giorni per aver sostenuto uno sciopero di braccianti. Ricopre quindi la carica di segretario della Camera del Lavoro a Trento (1909) e dirige un altro quotidiano: "L'avventura del lavoratore". Si scontra presto con gli ambienti moderati e cattolici e, dopo sei mesi di frenetica attività propagandistica viene espulso dal giornale tra le vibranti proteste dei socialisti trentini suscitando una vasta eco in tutta la sinistra italiana, tra l'altro si fa notare come antimonarchico scrivendo sulla lapide di Umberto I° di Savoia nella Cappella Espiatoria di Monza la frase “monumento a Bresci”. Successivamente la dirigenza socialista forlivese gli offre la direzione del settimanale "Lotta di classe" e lo nomina proprio segretario. Al termine del congresso socialista a Milano dell'ottobre 1910, ancora dominato dai riformisti, Mussolini pensa di scuotere la minoranza massimalista, anche a rischio di spaccare il partito, provocando l'uscita dal PSI della federazione socialista forlivese, ma nessun altro lo segue nell'iniziativa. Quando sopraggiunge la guerra in Libia, Mussolini appare come l'uomo più adatto a impersonare il rinnovamento ideale e politico del partito. Protagonista del congresso emiliano di Reggio Emilia e assunta la direzione del quotidiano "Avanti!" alla fine del 1912, diventa il principale catalizzatore delle insoddisfazioni della società italiana, piegata da crisi economiche e ideali. Questa descrizione accurata della biografia del giovane Mussolini è necessaria poiché è un aspetto ignorato dai più e cancellato dalla classica storiografia piccista che lo liquidava con un “in passato era stato socialista” assolutamente fuorviante. Far vedere come sia stato interno al movimento socialista che all'epoca andava dal secondo internazionalismo al socialismo rivoluzionario, serve a far comprendere come Mussolini non si sia inventato nulla ma aveva soltanto la coscienza che era necessario un programma sociale per coinvolgere le masse, programma disconosciuto dal liberalismo. “Nel 1919, finita la guerra, il socialismo era già morto come dottrina: esisteva solo come rancore, aveva ancora una sola possibilità, specialmente in Italia, la rappresaglia contro coloro che avevano voluto la guerra e che dovevano « espiarla ». Il Popolo d'Italia recava nel sottotitolo « quotidiano dei combattenti e dei produttori ». La parola « produttori » era già l'espressione di un indirizzo mentale. Il Fascismo non fu tenuto a balia da una dottrina elaborata in precedenza, a tavolino: nacque da un bisogno di azione e fu azione; non fu partito, ma nei primi due anni, antipartito e movimento. Il nome che io diedi all'organizzazione, ne fissava i caratteri. Oppure chi rilegga, nei fogli oramai gualciti dell'epoca, il resoconto dell'adunata costitutiva dei Fasci italiani di combattimento, non troverà una dottrina, ma una serie di spunti, di anticipazioni, di accenni, che, liberati dall'inevitabile ganga delle contingenze, dovevano poi, dopo alcuni anni, svilupparsi in una serie di posizioni dottrinali, che facevano del Fascismo una dottrina politica a sé stante, in confronto di tutte le altre e passate e contemporanee. « Se la borghesia - dicevo allora - crede di trovare in noi dei parafulmini si inganna. Noi dobbiamo andare incontro al lavoro... Vogliamo abituare le classi operaie alla capacità direttiva, anche per convincerle che non è facile mandare avanti una industria e un commercio... Combatteremo il retroguardismo tecnico e spirituale... Aperta la successione del regime noi non dobbiamo essere degli imbelli. Dobbiamo correre; se il regime sarà superato saremo noi che dovremo occupare il suo posto. Il diritto di successione ci viene perché spingemmo il paese alla guerra e lo conducemmo alla vittoria! L'attuale rappresentanza politica non ci può bastare, vogliamo una rappresentanza diretta dei singoli interessi... Si potrebbe dire contro questo programma che si ritorna alle corporazioni. Non importa!... Vorrei perciò che l'assemblea accettasse le rivendicazioni del sindacalismo nazionale dal punto di vista economico...». Non è singolare che sin dalla prima giornata di Piazza San Sepolcro risuoni la parola «corporazione» che doveva, nel corso della Rivoluzione, significare una delle creazioni legislative e sociali alla base del regime?”(1) Questa citazione dei “Punti programmatici” esposti da Mussolini al Congresso di fondazione del PNF oltre a far vedere come questo non nasce come una teoria generale precostituita ma come costruzione in corso d'opera di una concezione che riesca a legare il governo del capitale a parti del programma socialista per raggruppare intorno al progetto il consenso di una buona parte della popolazione, chiarisce concretamente la natura del passaggio che dobbiamo affrontare, ovvero la necessità di garantire al capitalismo solidità e sviluppo ma, contemporaneamente dare al proletariato una base concreta per aderire al progetto, una base sociale che lo risollevasse parzialmente dallo stato di degrado in cui lo aveva ridotto la borghesia del tempo. La differenza principale dal patto sociale concepito dalla socialdemocrazia sta nel fatto che da subito viene posta a soluzione della crisi la guerra, quindi dal punto di vista strutturale il fascismo si pone subito come concezione di un capitalismo di guerra che dedica parte dei sovrapprofitti che da questo possono derivare a migliorare parzialmente le condizioni del proletariato industriale e delle classi intermedie; quello rurale riceve assai meno attenzioni dimostrando così che il fascismo non voleva distaccarsi dalle scelte della borghesia sabauda.(2) Questa forma di Stato sociale ma non socialista si scontrava fortemente con le concezioni liberali, dominanti all'epoca, che prevedono uno Stato, il più leggero possibile, che spende i suoi soldi esclusivamente o quasi per organi repressivi (esercito e polizia) e rappresentanze diplomatiche. Questa esposizione apre il discorso a quella che è la parte sovrastrutturale del progetto. Una forma di capitalismo di guerra non può certo dare spazio a versioni di democrazia rappresentativa troppo lente, farraginose e incerte, necessita di uno Stato forte. “La Nazione non è la semplice somma degli individui viventi né lo strumento dei partiti per loro fini, ma un organismo comprendente la serie indefinita delle generazioni di cui i singoli sono elementi transeunti; è la sintesi suprema di tutti i valori materiali e immateriali della stirpe. …... Il Partito Nazionale Fascista afferma che nell'attuale momento storico la forma di organizzazione sociale dominante nel mondo è la Società Nazionale e che la legge essenziale della vita nel mondo non è la unificazione delle varie Società in una sola immensa Società: «l'Umanità», come crede la dottrina internazionalistica, ma la feconda e, augurabile, pacifica concorrenza tra le varie Società Nazionali”. “Lo Stato va ridotto alle sue funzioni essenziali di ordine politico e giuridico. Lo Stato deve investire di capacità e di responsabilità le Associazioni conferendo anche alle corporazioni professionali ed economiche diritto di elettorato al corpo dei Consigli Tecnici Nazionali. Per conseguenza debbono essere limitati i poteri e le funzioni attualmente attribuiti al Parlamento. Di competenza del Parlamento i problemi che riguardano l'individuo come cittadino dello Stato e lo Stato come organo di realizzazione e di tutela dei supremi interessi nazionali; di competenza dei Consigli Tecnici Nazionali i problemi che si riferiscono alle varie forme di attività degli individui nella loro qualità di produttori”.(3) Ispirandosi alla storia romana la semplificazione di tutto questo ragionamento è quello di esprimere alle classi una direzione unica e indiscutibile, un “Duce” (dictator) che trovasse il suo consenso in masse di folle plaudenti. Bisognava far digerire alle frazioni di borghesia dominante e a quelle subordinate una forte spesa sociale e non lo si poteva fare con le buone maniere pena il crollo di tutto il progetto.(4) Il Partito Nazionale Fascista si propone di agitare i seguenti postulati a favore delle classi lavoratrici ed impiegatizie: ** La promulgazione di una legge dello Stato che sancisca per tutti i salariati la giornata (legale) media di otto ore, colle eventuali deroghe consigliate dalle necessità agricole o industriali. ** Una legislazione sociale aggiornata alle necessità odierne, specie per ciò che riguarda gli infortuni, l'invalidità e la vecchiaia, sia agricoli che industriali o impiegatizi, sempre che non inceppi la produzione. ** Una rappresentanza dei lavoratori nel funzionamento di ogni industria, limitatamente per ciò che riguarda il personale. ** L'affidamento ad organizzazioni operaie, che siano moralmente degne e tecnicamente preparate, della gestione di industrie o di servizi pubblici. ** La diffusione della piccola proprietà in quelle zone e per quelle coltivazioni che produttivamente lo consentono.” (5) Le tesi sulle corporazioni non fanno altro che ribadire la maniera tecnico-politica con cui si sviluppa la parte più importante del controllo sociale. In breve sintesi si può dire che il fascismo dal punto di vista strutturale si articola su extraprofitti che si sviluppano in una economia per la guerra e di guerra, mentre sul piano sovrastrutturale in uno Stato autoritario e selettivamente sociale. Questi discorsi e questa sintesi vanno confrontati e verificati con il successivo e approfondito sviluppo del fascismo e, cioè, il nazismo hitleriano. Se esaminiamo i pochi documenti teorici reperibili sul nazismo non troviamo alcuna differenza e/o critica al fascismo nella sua concezione strutturale o sovrastrutturale ma una tacita e totale accettazione, addirittura nel Mein Kampf non è presente alcuna articolata elaborazione teorica: “Un movimento che voglia onestamente restituire il lavoratore Tedesco al suo stesso popolo e salvarlo dalla pazzia dell'internazionalismo, deve essere in ferma opposizione all'atteggiamento che regna tra i grandi datori di lavoro, che interpreta la nazionalità comune nel senso di un'impotente sottomissione economica dell'impiegato al datore di lavoro. Il lavoratore commette errore contro la nazionalità comune quando, senza riguardo per il bene comune e per la conservazione dell'economia della nazione, fa delle richieste estorte tramite la fiducia nella sua forza, in maniera altrettanto grave di come il datore di lavoro si comporta quando abusa della forza lavoro della nazione con metodi inumani di sfruttamento e trae profitti estorti dal sudore di milioni di persone. Quindi il recipiente da cui il giovane movimento dovrebbe prendere i suoi aderenti sarà in primo luogo il corpo dei lavoratori. Il suo compito sarà recuperarli dalla follia dell'internazionalismo, liberarli dalla loro povertà sociale, risollevarli dalla loro depressione culturale, e convertirli fino a farli diventare un fattore della comunità, che sarà solida, di valore, e piena di sentimenti e di aspirazioni nazionali. Il nostro scopo è difatti non quello di produrre una sovversione nel campo nazionalista, ma di conquistare il campo antinazionale e portarlo verso la nostra causa”. Questo è uno dei passi più rilevante dal punto di vista teorico dello scritto di Hitler per il resto si parla di tatticismi e di “incensare” la parte “sana” del marxismo segno evidente che un perno fondamentale è il coinvolgere i lavoratori di indirizzo comunista nel progetto. In realtà il nazismo aggiunge un aspetto importante al fascismo, un aspetto che lo coinvolgerà fino in fondo ed è l'aspetto genocida: non si tratta solo di fare la guerra ma anche di eliminare dalla faccia della terra tutti quelli che danno fastidio. Non che il genocidio sia molto lontano dalle concezioni dei governanti italiani del primo novecento, basti pensare alle stragi operate in Africa (le prime con uso di gas) dai corpi di spedizione coloniale, ma tutto sommato si tratta di persone (per loro “razze”) lontane nello spazio e nel tempo. Per gli ideologi fascisti il nemico è sempre politico, dai comunisti alle plutodemomassogiudaicocrazie. Il nazismo introduce il nuovo concetto del “genocidio” del vicino di casa, cioè teorizza la guerra civile permanente e il primo nemico individuato e “l'ebreo”. Questo tipo di genocidio sia pur praticato dall'inizio non verrà mai teorizzato pubblicamente, il farlo avrebbe potuto minare la “coesione nazionale”, sarà pubblico solo nelle zone di guerra dove la vittoria militare sarà mutata in soppressione generalizzata del nemico. In una breve sintesi si può dire che Hitler ha terrorizzato gli europei perché ha fatto in Europa ciò che gli europei hanno fatto per secoli nel resto del mondo. Tutto ciò inizia a presentare il “fascinazismo” (versione corretta perché il secondo deriva dal primo e non viceversa, anche se il secondo ha fatto i danni maggiori) come progetto generalizzato di forma di governo basato sull'economia di guerra e su uno Stato sociale autoritario all'interno del quale il razzismo rappresenta un collante ideologico ma, quando da “moderato” diviene assoluto, non certo un punto di forza perché lo ha condotto ad una degenerazione non politica che ne ha accelerato la caduta. In ogni caso il fascinazismo è un regime, una forma di governo dello Stato all'interno della forma Stato dittatura di classe della borghesia, costruita per durare nel tempo come forma autoriproducentesi automaticamente. Questo ne fa una forma di governo distinta dalle dittature militari (es. Pinochet in Cile, Videla in Argentina) le quali per mantenersi in piedi hanno bisogno dell'aiuto del “padrino” USA e dei carrarmati per strada. All'epoca dei due fascinazismi abbiamo avuto in Europa altre due forme autoritarie la Spagna di Franco e il Portogallo di Salazar, e poi quello che accomuna queste due esperienze storiche è sicuramente l'anticomunismo viscerale e il praticare uno Stato autoritario che nel caso della Spagna lo si può definire fortemente autoritario. Nei confronti del fascinazismo, invece, la posizione era differente, di certo Franco era un fascista convinto e di questo ne erano sicuri anche i fascinazisti che gli hanno dato un aiuto determinante per vincere la guerra civile, d'altro canto si può affermare che è stato un fascista opportunista di destra non troppo convinto che la ricetta economica fascinazista fosse la migliore. Del resto la vittoria sui repubblicani, nonostante il bagno di sangue che ha portato nelle fila degli sconfitti, non è mai stata definitiva e la resistenza contro il suo regime è proseguita fino alla sua morte, quindi agitare la bandiera della ricostruzione e del pericolo interno si è rivelata un'ottima scusa per non entrare in guerra e mantenere un possibile canale aperto con l'imperialismo occidentale. Salazar è una figura più controversa nonostante la sua esplicita ammirazione per il fascismo e il nazismo in realtà a mio parere si può definire un liberale di destra fortemente autoritario, i suo interventi come Ministro delle Finanze con pieni poteri nel 1928 non possono che essere definiti come liberismo conservatore. Ed è lo stesso liberismo che ha guidato i successivi anni del proprio governo nei quali le condizioni della classe proletaria sono state attenuate solo dagli extraprofitti garantiti dalle colonie. In politica estera da bravo liberale ha scelto sempre la massima convenienza congratulandosi con i fascinazisti e facendo affari con loro, lavorando con Franco per il mantenimento della neutralità e permettendo agli americani di stabilire basi nelle Azzorre per il controllo dell'Atlantico. Non è compito di questo lavoro esaminare tutti gli aspetti che hanno determinato la caduta del fascinazismo. Un accenno sintetico agli aspetti principali vede come il razzismo è uno dei fattori di questa caduta perché, quando è portato all'eccesso, la “razza superiore” prende coscienza che è invisa a tutti e se si può riuscire a combattere contro molti è impossibile farlo contro tutti (6), è come darsi la zappa sui piedi; un altro aspetto è stato l'incredibile forza d'animo e coesione politica del popolo sovietico che ha saputo infliggere a “l'esercito invincibile del III° Reich” una pesantissima sconfitta con grande scorno di Churchill, vera anima nera della borghesia, che sognava un'URSS distrutta dal fascismo; un terzo aspetto generato da questa grande vittoria è stata l'invasione della Normandia decisa dall'imperialismo dopo i ripetuti inviti che l'URSS aveva sollecitato fin dal 1942 dato che supportava la parte più gravosa della guerra al nazismo, ma che gli alleati avevano procrastinato affinché la prima si dissanguasse il più possibile nello scontro. Quello che è più interessante capire è quello che succede al fascismo nell'epoca della guerra fredda.
I FASCISTI DEL DOPO FASCISMO
La fine della guerra ha visto il fascinazismo azzerato nelle sue strutture, nelle strutture ma non negli uomini di fascinazisti c'era abbondanza. I più noti fuggirono all'estero (in particolare in Sud America), i più furbi e opportunisti si riciclarono negli apparati pubblici, in particolare nei servizi di sicurezza, i più avanzati entrarono nelle associazioni segrete imperialiste (Stay behind), i più fedeli alla causa si divisero fra golpisti e sicari, infine la bassa manovalanza e i nuovi adepti crearono la schiera dei picchiatori. Una piccola parte si convertì al fascismo “democratico” di Almirante.(7) C'è poi il fenomeno del “terzaposizionismo” praticato dai cosiddetti ”rossobruni” che si sviluppa sopratutto dagli anni settanta riscoprendo le teorie di Evola ed Eliade che con Dugin diventa Quarta Teoria Politica. Dei “Gladio se n'è parlato abbastanza, come pure dei golpisti della X Mas di Valerio Borghese meno si è parlato dei sicari perché quelli più implicati con i vari servizi segreti europei e che hanno fatto numerosissimi lavori sporchi dall'eliminazione di singoli compagni e militanti, alle stragi. Un discorso a parte va fatto per la terza posizione o i rossobruni. Da subito va detto che il fascismo, come è stato descritto, nasce da una terza posizione come esprime bene la sintesi “socialismo senza proletariato” quindi questo aspetto fa parte della concezione ma, quando si agisce sul generale ha una valenza, nel particolare ha quasi sempre la valenza dell'infiltrazione nei movimenti comunisti per deviarne quantomeno una parte. Alcuni esempi si vedono già alla fine degli anni sessanta quando provarono ad infiltrarsi nel Movimento Studentesco i militanti della rossonera rivista “Creatività” (perché la copertina della loro rivista aveva questi colori) o i più noti “nazimaoisti”. A mia conoscenza dei numerosi tentativi di infiltrazione di tutti questi anni non ce ne sono alcuni che abbiano raggiunto un risultato concreto, ma la mia conoscenza non è enciclopedica. Se vogliamo capire il fascismo e le sue prospettive dobbiamo capire che tutti questi residuati e neofiti non hanno finora potuto aspirare ad una nuova costruzione del fascismo, non ne hanno avuto né lo spessore né la cognizione, ma sopratutto non hanno trovatole condizioni adeguate.
POSSIBILITÀ DI SVILUPPO DI UN NUOVO FASCINAZISMO
A questo punto, avendo compreso la reale pericolosità del fascinazismo dobbiamo chiederci se lo sviluppo di forze che si richiamano al fascismo o al nazismo costituisca la formazione di un nuovo fascinazismo. Per osservare accuratamente questo problema è necessario porsi alcune domande: 1) può esistere un fascinazismo senza un programma sociale? 2) può esistere un fascinazismo senza uno Stato forte e un dictator (in senso lato, un triunvirato, un gruppo, ecc)? 3) può esistere un fascinazismo senza un'economia di guerra e per la guerra? 4) può esistere un fascinazismo senza il razzismo? 5) può esistere un fascinazismo senza genocidio? Alla prime due domande possiamo rispondere con un no secco perché queste sono opzioni strutturali del fascinazismo perché questi non può resistere e non può applicare uno Stato forte se non ha una parte della popolazione a favore. La risposta alla terza domanda è più complessa, gli aneliti al fascinazismo si presentano maggiormente nei periodi di forte crisi economica e per il capitalismo il riarmo è sempre una soluzione quanto meno per “allungare il brodo” però va tenuto in conto che nell'attuale geopolitica sono ammesse solo le guerre locali. Possiamo dire che su questo piano si potrebbe trovare un compromesso adeguato a mantenere comunque alti profitti al capitale. Alla quarta si può rispondere no, purché sia moderato, la storia ha dimostrato che il razzismo estremo è una forma di autodistruzione. (8) Alla quinta si può rispondere si se è inteso come azzeramento di intere comunità o popolazioni, è ovvio che invece l'annientamento selettivo degli oppositori è considerato fisiologico per l'esistenza del regime anche se non necessariamente va reso pubblico. Vediamo dunque se nel dopoguerra si sono sviluppati regimi neofascisti al di là della preesistente Spagna franchista e Portogallo salazarista. A parte diverse dittature militari come quelle già ricordate e quasi tutte nate e crescite sotto l'egida dell'imperialismo, l'unica forma di governo che corrisponde ai dati fondanti del fascismo è stato il populismo di Peron, nel caso specifico l'unica differenza è quella che invece di avere un unico dictator ce n'erano due: Peron che rappresentava la gestione dello sviluppo capitalista ed Evita che rappresentava il programma sociale. A riprova di ciò quando è venuto a mancare lo sviluppo del programma sociale con la morte di Evita, il regime ha avuto breve durata, in altre parole i golpe del '55 furono favoriti dalla perdita di popolarità dovuta al mancato sviluppo del programma sociale. Esiste un altro esempio da valutare è il regime che si è instaurato in Ucraina dopo i fatti di Piazza Maidan. Non c'è dubbio che i fatti che hanno portato alla sua costruzione sono permeati di fascisti e il regime stesso trasuda fascinazisti a partire dai paramilitari di Pravi Sector ai militari del Battaglione Azov. Nella sostanza, però, questi sono fascisti senza regime fascista (9) non hanno cioè un programma capace di influire sulle scelte di regime che invece si basa su un rigido liberalismo di destra gradito ai vertici UE e USA che non prevede alcun programma sociale se non quello di mandare i propri cittadini a lavorare in giro per l'Europa in quanto non necessitano di visto d'ingresso. Questo regime da quando esiste ha portato l'Ucraina ad un impauperimento profondo generando i livelli di vita più bassi d'Europa. A questo punto lo scopo di questo lavoro è raggiunto, cioè quello di creare una griglia all'interno della quale poter studiare i fenomeni politici attuali e distinguere tra liberalismo di destra, tutt'ora dominante, e fascismo autentico per il momento ancora in potenza. Tra questi ci sono i fascisti del dopo fascismo peraltro numerosi che sono convinti che basti essere razzisti e violenti per essere fascisti. Non è così ma ovviamente un vero fascismo li arruolerebbe tutti salvo poi eliminare i “rompiscatole” con qualche coltello lungo di notte.
NOTE
1) Punti programmatici esposti da Mussolini al Congresso del 7-11 novembre 1921 a Roma, in occasione della fondazione del Partito Nazionale Fascista 2) La questione non è di poco conto ma attiene alle scelte della borghesia sabauda al momento dello sviluppo della costruzione del suo Stato con l'unità d'Italia. La scelta che aveva davanti era quella tra costruire uno Stato che garantisse uno sviluppo armonico del capitale, il che voleva dire dare la possibilità di allargamento ampio della piccola borghesia con una riforma agraria a scapito dei grandi latifondi, o cercare un compromesso con questi ultimi a scapito di un rapido sviluppo capitalista. La necessità di avere un'ampia base piccoloborghese come spiega chiaramente Marx nel Capitale è un fattore di grande e rapido sviluppo del capitale perché per esso la piccola borghesia rappresenta il vero “consumatore” (parola che per Marx non significa nulla) in quanto è un acquirente esterno al circuito del grande capitale. Non per nulla Marx in una nota del primo libro del Capitale fa la facile profezia secondo cui a causa del grande bacino di piccoli produttori il capitalismo è destinato a svilupparsi negli USA con passi da gigante! La storia ha mostrato come la borghesia sabauda abbia scelto la seconda via, molto gattopardesca, ordinando a Garibaldi di reprimere le rivolte contadine e scegliendo di costruire la “questione meridionale” che ancora oggi ci portiamo dietro. Mussolini, pur nella sua volontà di ammodernare il capitalismo, per non perdere finanziatori, decise di non interrompere la strategia sabauda e per sviluppare la piccola produzione si rivolse a luoghi disagiati come le paludi pontine 3) Punti programmatici esposti da Mussolini al Congresso del 7-11 novembre 1921 a Roma, in occasione della fondazione del Partito Nazionale Fascista 4) Ci siamo limitati alla citazione dei punti programmatici della fondazione del PNF perché nei documenti successivi del fascismo non si trovano diversità fondamentali da queste tesi ma solo degli aggiustamenti sui singoli punti derivanti da contingenze storiche 5) Punti programmatici esposti da Mussolini al Congresso del 7-11 novembre 1921 a Roma, in occasione della fondazione del Partito Nazionale Fascista 6) Per fare un esempio evidente, gli slavi erano classificati come razze inferiori ma, per riuscire a fare spazio in Ucraina, hanno promosso almeno “una parte” degli ucraini a razza superiore per poterli arruolare nelle SS Galizien 7) Accettando il sistema democratico borghese il fascinazismo si snatura. E' vero che all'inizio ha accettato le elezioni e la competizione elettorale ma, come abbiamo visto, la teoria fascinazista è stata costruita in corso d'opera quindi nel suo sviluppo ha rinnegato le istituzioni borghesi. 8) Dobbiamo considerare che un razzismo “moderato” è ben presente nel liberalismo di destra per fare un esempio riprendiamo lo statista Churchill, qui osannato come “democratico di ferro”, che fu uno dei primi acquirenti della nuova arma Mauser “Marine”, una delle prime pistole semiautomatiche, perché nelle guerre coloniali a cui partecipava come ufficiale gli permetteva di ammazzare molti più indigeni nell'unità di tempo. Tra l'altro Mussolini disse a Montanelli di lasciar perdere il razzismo, che è una cosa da biondi. 9) Ciò non vuole svilire la pericolosità di questi tipi di personaggi che imbevuti di ideologia fascinazista hanno piacere di ammazzare e torturare tutti quelli che ritengono avversari